Ero sul giaciglio della strada e il tempo ormai non mi apparteneva più. Guardai la finestra: quante volte urla e calci si erano consumati in quella stanza. Ora o mai più Sara, questo non è il tuo destino! Fu così che mi decisi a prendere un taxi e ad andare verso l’aeroporto. La tratta fino a Fiumicino da quel piccolo borgo mi diede modo di pensare e ripensare. Quanti tradimenti, percosse, quante ne avevo sopportate fino a quando una sera, dopo l’ennesimo schiaffo, decisi che la mia vita non poteva più andare avanti così: andai su una pagina di annunci e spulciando trovai un post di un’italiana che aveva aperto da poco un albergo ad Atene e cercava personale, offriva vitto e alloggio. Non persi tempo, le scrissi subito. Non potevo perdere quell’occasione, non avevo figli, non avevo nessuno, potevo contare solo su me stessa. Mi guardai allo specchio e pensai che in tutto quel tempo ero rimasta con Valerio solo per paura della solitudine. Programmai tutto: sapevo benissimo che il giorno in cui sarei partita sarebbe arrivato lo stipendio e lui sarebbe rimasto in ufficio fino a tardi, magari in compagnia di una delle sue tante amanti. Controllai un’ultima volta il portafoglio: 2000 euro, ora o mai più, dissi a me stessa tirando un forte respiro. Quei soldi non erano tanti, ma abbastanza per farmi decidere di prendere quel dannato aereo. Il cellulare continuava a squillare incessantemente: era lui! Non avevo il coraggio di rispondere, sapevo benissimo che se lo avessi fatto mi sarei tradita, non doveva sapere che stavo per lasciarlo, volevo che fosse una sorpresa, una di quelle che ricordi per tutta la vita. Finalmente arrivai in aeroporto, il chiasso della gente mi ricordò che ero viva, percorsi il corridoio che mi portava fino all’aereo come se stessi scalando l’Everest. Finalmente ero seduta sulla poltroncina davanti a un oblò, mi specchiai e finalmente nei miei occhi riapparve un velo di speranza.

